Cookie Consent by Free Privacy Policy website “Il canto dell’ultimo incontro”, Anna Achmatova e Amedeo Modigliani
giugno 04, 2021 - Fondazione Magnani-Rocca  

“Il canto dell’ultimo incontro”, Anna Achmatova e Amedeo Modigliani

“Tutto il divino scintillava in Modigliani solo attraverso una tenebra. Era diverso, del tutto diverso da chiunque al mondo. La sua voce mi rimase in qualche modo per sempre nella memoria”.

Così #annaachmatova, la più prestigiosa rappresentante della poesia russa novecentesca, ricordava nel 1958 il grande pittore, nonché intimo amico di giovinezza, nel volume “Le rose di Modigliani”.

È il 1910 ed Anna è in viaggio di nozze a Parigi a seguito del matrimonio con il poeta e critico Nikolaj Gumilëv, fondatore del movimento culturale acmeista. Nel tepore di fine giugno, il fermento intellettuale che animava la Ville Lumière d’avant guerre si riversava nei boulevard, sostando nei tanti café, bistrot e cabaret di Montparnasse. Ed è proprio qui, precisamente nel famoso locale “La Rotonde”, che lo sguardo della poetessa si intreccia per la prima volta con quello di Modì, di poco più grande, per non lasciarlo più. Era ritenuta una delle donne più incantevoli del suo tempo: il corpo sottile e slanciato, gli occhi penetranti e malinconici e il fascino sensuale di una femminilità misteriosa pare che fecero invaghire di lei anche lo zar Nicola II. Amedeo, superato l’abbagliamento iniziale, si presenta a quella donna dai lineamenti tanto eleganti, mostrandole i pochi segni appena tracciati a matita sul suo blocco: un veloce scambio di parole (il marito l’aspettava fuori dal cafè) e una promessa, rincontrarsi l’indomani. Seguono pochi rapidi incontri, terminati con lo scambio degli indirizzi.

“Quell’anno lo vidi pochissimo, solo alcune volte. Nondimeno egli mi scrisse durante tutto l’inverno…”.

L’anno successivo Anna torna a Parigi per poter riassaporare a pieno quel rapporto così bruscamente interrotto.

“Modigliani amava di notte errare per Parigi e spesso, ascoltando i suoi passi nel silenzio assonnato della via, mi avvicinavo alla finestra e, attraverso la gelosia, seguivo la sua ombra, che indugiava sotto le mie finestre”.

Sboccia così tra i due giovani una profonda simpatia e amicizia (forse anche amore, come piace credere a molti?) che si consumò nelle tante ore passate a spasso per la città, tra visite al Louvre e poesie di Verlaine recitate dalle panchine del Luxembourg.

“A quel tempo s’infervorava per l’Egitto. Mi conduceva al Louvre a visitare il reparto egiziano, assicurandomi che “tout le reste” non meritasse attenzione. Disegnò la mia testa con gli addobbi delle regine egiziane e pareva del tutto ammaliato dalla grande #arte dell’Egitto”.

In quelle settimane Modigliani traccia sedici disegni e alcune sculture di Anna, spediti successivamente a Pietroburgo: “Mi disegnava non dalla natura ma a casa mia e questi disegni me li regalava”. Il fato vuole che soltanto uno tra questi fogli, custodito con grande amore dalla donna, sia sopravvissuto al fermento distruttore della Rivoluzione d’Ottobre e della guerra civile. L’impostazione del disegno è ancora di matrice scultorea: pochi semplici tratti delineano con decisione la silhouette di Anna con la testa chinata in un’espressione composta e incorniciata dai capelli raccolti. Una rappresentazione rarefatta, silenziosa e toccante che prelude alla nota poetica dell’eleganza sfuggente e misteriosa che contraddistinguerà l’opera pittorica dell’artista livornese: l’intensità ammaliante dei colori si aggiungerà ad una figura femminile la cui enigmatica assenza è già qui pienamente compiuta.

Mi diverte quando sei ubriaco e nelle tue storie non c’è senso. Un autunno precoce ha sparpagliato gialli stendardi sugli olmi. Ci addentrammo in un falso paese, ora ce ne pentiamo amaramente, ma perché sorridiamo di un sorriso strano e raggelato? Al posto di una pacifica gioia volevamo un dolore che mordesse… no, non lascerò il mio compagno dissoluto e tenero.

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare