Cookie Consent by Free Privacy Policy website Giuseppe Cederna e Andrea Lucchesini per la serata conclusiva di “Giacomo Leopardi: Canti”
novembre 17, 2016 - Fondazione Musica Insieme

Giuseppe Cederna e Andrea Lucchesini per la serata conclusiva di “Giacomo Leopardi: Canti”

Giuseppe Cederna, uno dei più affermati attori italiani dei nostri giorni, Premio Oscar con il film Mediterraneo di Salvatores nel 1991, ha partecipato a vari film di importanti registi, tra cui Scola, Chiesa, Marshall e Brizzi. Protagonista di fiction di successo, come K2 – La Montagna degli Italiani e 1992, Cederna si dedica anche alla scrittura: ha pubblicato Il Grande Viaggio, Piano Americano e, con il fotografo Carlo Cerchioli, Ticino, le voci del Fiume. Il pianista Andrea Lucchesini è uno straordinario interprete, all’apice di una solida carriera internazionale che lo ha visto al fianco di Claudio Abbado, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Daniel Harding e Giuseppe Sinopoli. Ad oggi è l’unico italiano ad aver ricevuto il prestigioso Premio Internazionale Accademia  Chigiana, mentre il Premio “Abbiati” testimonia l’apprezzamento della critica italiana. 

La serata conclusiva della rassegna è incentrata sulle poesie che Leopardi scrisse prevalentemente tra il 1834 e il 1836, durante il suo soggiorno napoletano. In esse domina la figura di Aspasia, la colta e raffinata amante di Pericle, il cui ritratto cela quello della donna amata dal poeta, identificata, già all’epoca, con Fanny Targioni Tozzetti, che rifiutò sempre di riconoscersi in queste liriche. Agli appassionati versi d’amore si contrappongono quelli delusi e disincantati de La ginestra, in cui la “pianta gentile”, testimone di antichi fasti e ancora fedele compagna nella desolazione, continua imperterrita a fiorire: un ultimo messaggio di dignità e solidarietà umana davanti alla vastità dell’Universo e alla crudele forza di una Natura “matrigna”. Alcune memorabili pagine pianistiche di Franz Schubert, dagli Improvvisi D 899n. 1 e 4 e D 935 n. 2 al Klavierstück D 946 n. 2, al Momento musicale D 780 n. 3, affiancano questi versi: in essi si percepisce il medesimo fuoco, la medesima passione vitale che il rispetto di schemi formali non ancora abbandonati non riesce a mascherare. Schemi che si vanno sgretolando in favore di nuove forme, poiché – come scrive proprio Leopardi nell’ultimo Canto – la “lima delle Muse” è consumata, «hassi a rifar, ma il tempo manca»: i tempi stanno cambiando e l’arte con essi.


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